mercoledì 28 ottobre 2009

i momenti più rivelatori,
a volte,
sono i prolungati scambi di demenza reciproca.


domenica 25 ottobre 2009

cara Sara

Te le ricordi, le prime? Furono in via Massarenti, da quelle della cucina assistevamo agli show dei dirimpettai nudisti ma complessati, quelle delle camere ci restituivano le urla tossicomani del tizio che vomitava fluo.

Per poco tempo, ci fu quella della nostra grande stanza a Koln, da dove sentivamo gli annunci suadenti dei treni crucchi (e sotto c'era il letto che Katch spaccò appena ci si sedette).

In via Mazzini, erano il il portone prediletto delle orrende blatte rosse con le antenne da alieno. Oppure il supporto guardone per le sere in cui discretamente spiavate  i miei maschi altalenanti. Ma la mia preferita, lo sai, era in cucina, da dove vedevamo quella palazzina bellissima che rimase disabitata per anni, e con quelle mura perfette per proiettare, di notte, le ombre giganti.

E adesso che ignoro cosa c'è, fuori dalla tua finestra; adesso che dalla mia si vede una chiesa austera; adesso che non abbiamo idea di quante volte raccoglieremo luci e stralci di città lontane, prima di sederci ad una finestra e pensare: "sono a casa"; ora auguro a noi due una cosa soltanto: possano le nostre finestre affacciarsi sul mondo più vicino possibile a quello che desideriamo.

mercoledì 14 ottobre 2009

del freddo e delle regressioni

Non è che a Bruxelles non ci siano le mezze stagioni, ci sono eccome.
Solo che il mezzo grado sotto zero delle nove di sera, è considerato ragionevolmente autunnale.
Il portico bivaccabile rimane deserto, l'autistico Benjamin e la schiva Nico siedono a tavola, pasta inidentificabile per l'autistico, zuppa di zucca per la schiva.
La schiva ha mescolato alla zuppa una minestrina puerile (eurocent settantanove al carrefour) a forma di letterine dell'alfabeto, e si gode sorridendo l'orgia di minuscole quennezetaò annegate nella zucca frullata speziata al coriandolo e l'autistico la deride, perché a quanto pare è bizzarro mangiare minestrina di letterine oltre i cinque anni di età. La schiva non se la prende e, candida, ammette che è stata proprio la nostalgia delle minestrine nonnesche a convincerla ad acquistare la pastina a forma di alfabeto.

Jacques Brel in sottofondo, mentre B. e N. finiscono di mangiare.

Poi accade che l'autistico tiri fuori un grosso volume cartonato da una busta blu e tuffi gli occhi fra le pagine. La schiva ormai ha una sensibilità abbastanza affinata per certe cose, e subito chiede che fumetto sia quello che lui si accinge a leggere.
B. risponde:
"Spirou*!".
Voi non avete mai visto l'autistico, e non sapete che è un metro e novanta di barba e cespo arruffato, con delle mani come pale; e mentre dice "Spirou", lo fa con la vocina segretistica dei bimbi cospiratori, le sue mani-pale stringono la copertina di cartone e - giuro - dietro i suoi occhi sgranati si intravedono stelline sognanti.
Poi si ributta a capofitto nelle funamboliche avventure di Spirou.

Più la sera avanza e più diventa freddo. Domani sarà più freddo di oggi, tirerà vento, forse la brina incrosterà le nostre finestre (ed io dovrò imparare una buona volta a regolare questi termosifoni celti).
A volte, fa così freddo, che solo una minestrina di letterine ed un fumetto per bambini, ti possono salvare.



P.S.  è probabile che l'autistico Ben e la schiva Nico condivideranno cioccolatte e gaufre, intorno alle 23.


*Fumetto belga, un culto, per bambini. Bambini abbastanza piccoli, eh.

sabato 10 ottobre 2009

diecisettembre/dieciottobre

Trenta giorni,
ed ancora:

non sono andata a nessuna festa erasmus, (le possibilità che questo possa cambiare, sono minime, per ora);
non ho mangiato i cavolini di Bruxelles;
non li ho nemmeno visti, codesti cavolini, neanche al mercato;
non sono riuscita a conquistare il museo del fumetto;
men che meno il museo Magritte;
non ho reso visita al laido manneken pis, all'impudente zinneken pis, all'atomium maledetto, al parlamento traslucido europeo;
niente moules;
niente obliqui flirt nordeuropei, per ora;
non ho litigato a morte;

però:

ho trovato un posto preferito dove mangiare les frites;
sono uscita, ho passeggiato, ho compiuto atti di varia natura, il tutto senza avere la divina cartina e senza essermi perduta;
però mi sono perduta un paio di volte, nonostante avessi la cartina con me;
ho sviluppato una dipendenza all'odore della metropolitana, ed alla metropolitana stessa;
ho pianto, per nostalgia, ma una sola volta. E la tristezza infinita della canzone che ascoltavo, mi discolpa;
sono stata importunata sessualmente, ben due volte;
ho celebrato il primo dei sacri rituali di passaggio nella vita del migrante: fornire indicazioni a gente smarrita;
ho trovato la via dove stazionano puttane in vetrina, proprio dietro a casa mia, ma eviterò di raccontarlo alla mamma;
ho scoperto la birra al lampone;
sono scivolata seminando le mie ginocchia sul marciapiede, guadagnati cento punti crosta e duemila punti vergogna;
ho scoperto che Bruxelles è romantica, come una giovane istitutrice che si veste di nero e nasconde le poesie nel cassetto della biancheria preziosa.

Piove, ancora.