giovedì 28 gennaio 2010

una spiegazione alle fiabe impopolari (ovvero: perché ho cambiato il nome di questo blog)

C'era una volta Cuor di Rovo, e la sua storia iniziai a raccontarla anni or sono, prima che un orrendo naufragio tecnologico mi portasse via il frutto delle mie fatiche.
Potevo tutelarmi contro l'orrendo naufragio? Sì. L'ho fatto? No. Chi è causa del suo mal, si attacchi al pendaglio e ricominci a scrivere.

C'era una volta Cuor di Rovo, e si capisce già che è una fiaba.
Per chi non lo sapesse, le fiabe non sono gioiosi pretesti per un musical d'animazione. Le fiabe servono ad insegnare ai bambini e a ricordare agli adulti, che di male (in senso assai largo) al mondo ce n'è tanto.
Biancaneve non si sveglia con un bacio, Biancaneve si sveglia perché i portantini inciampano e le schizza via di gola il pezzo di mela avvelenata e la Sirenetta si trasforma in schiuma di mare, mentre osserva il suo principe convolare a giuste nozze con un'altra.
Per di più, c'è chi sostiene che il principe azzurro sia solo un meschino cacciator di figa.



Eppure, non c'è cosa più nobile, che cercarsi un lieto fine.

mercoledì 13 gennaio 2010

Zaal:Rotonde JAY REATARD Maandag 9 November 2009 20:00




Al concerto di Jay Reatard ho conosciuto il mio amico horrorofilo Guillaume – all'epoca contatto lastfm che praticamente si faceva quasi tutti gli stessi miei concerti-.
Mentre lui suonava, io ho ricevuto un paio di telefonate – ovviamente irrisposte - da parte di un uomo importante, che il giorno dopo mi ha detto di averci suonato insieme ad un festival. E poi ha aggiunto:
“Ma ci hai fatto caso che è altissimo, grosso, con sto testone riccio e le gambe magre magre?”
Io ho riso per un po', poi ho risposto:
“Sì, ma quanto spacca.”
D'accordo, non proprio così, è una libera traduzione.
Al ritorno dal concerto, ho letto un messaggio della Cuoricina che si ricordava dei suoi grandi sputi al Pukkelpop, sputi che peraltro hanno incorniciato pure la performance di Bruxelles: gliel'ho riferito, abbiamo sghignazzato, abbiamo concluso:
“Sì, ma quanto spacca.”
Sabato scorso bevevo una birra con Guillaume, al DNA e ad un certo punto hanno passato “My shadow”.
Io:
“Ehi, ma è Jay Reatard!”
Guillaume:
“Sì, è vero! Che bel concerto, peccato sia durato poco.”
Silenzio.
“Sì, ma quanto spacca.”
(Di nuovo una libera traduzione).

Il biglietto di Jay Reatard me lo tengo ancora nel portafogli, perché io a momenti non butto via nemmeno gli scontrini del fruttivendolo, però giuro che ogni volta che mi ci cadeva l'occhio pensavo: “ecco, arrivo a casa e lo infilo nell'agenda”.

Blood Visions di Jay Reatard è stato il primo disco che mi sono comprata qui a Bruxelles, ed anche se lui stava lì in cazzeggio al banchetto, altissimo e col testone, io non gli ho detto niente.
Non ho chiesto nemmeno un autografo, uno sputo, che ne so.

Jay Reatard aveva suonato per 45 minuti serratissimi, poi ha detto che faceva un ultimo pezzo, ha sparato “It's so easy” e s'è ritirato. No, niente scenetta me-ne-vado-ma-no-rieccomi, e questo l'ho apprezzato molto.




Lonely days and sleepless nights
This doesn't seem so right
It leaves me wanting more
More than I did before

Seems that my dreams only come true
When my dreams aren't about you
Nightmares are all you bring to me
 

I'll keep searching for you
I'll keep searching for you
I'll keep searching for you



(Jay Reatard - "Nightmares")

sabato 2 gennaio 2010

Qualcuno, in questa casa, si è convertito alle pulizie. C'è un buon odore, misto a quello indefinibile che viene dai vecchi fornelli elettrici, e ci sono poster laddove prima non c'era nulla.
Mentre ero in Italia mi sembrava di non essermene mai andata ed ora che sono di nuovo qui, mi sembra di non essermene mai andata.
Quest'anno niente oroscopo. Mi lavo via l'odore di un viaggio notturno, mi sistemo in quell'angolo della panca a leggere e studiare, mangio se ne ho voglia.
Presto arrivano una ad una le creature fluttuanti che abitano la mia casa: condivido caffè e prendo tutto il meglio dai consueti, ma sempre rispettosi baci francofoni con cui ci salutiamo.

Il cielo è color crepacuore, forse nevicherà e credo che abbiano finito di ristrutturare la chiesa che si vede dalle nostre finestre, perché prima sentivo le campane.

Un quadrato di cioccolato e una consapevolezza pungente: ti ho offerto l'occasione di lasciarmi un'impressione di te che fosse onesta e delicata, ma tu hai preferito la strada delle rovine.