domenica 25 ottobre 2009

cara Sara

Te le ricordi, le prime? Furono in via Massarenti, da quelle della cucina assistevamo agli show dei dirimpettai nudisti ma complessati, quelle delle camere ci restituivano le urla tossicomani del tizio che vomitava fluo.

Per poco tempo, ci fu quella della nostra grande stanza a Koln, da dove sentivamo gli annunci suadenti dei treni crucchi (e sotto c'era il letto che Katch spaccò appena ci si sedette).

In via Mazzini, erano il il portone prediletto delle orrende blatte rosse con le antenne da alieno. Oppure il supporto guardone per le sere in cui discretamente spiavate  i miei maschi altalenanti. Ma la mia preferita, lo sai, era in cucina, da dove vedevamo quella palazzina bellissima che rimase disabitata per anni, e con quelle mura perfette per proiettare, di notte, le ombre giganti.

E adesso che ignoro cosa c'è, fuori dalla tua finestra; adesso che dalla mia si vede una chiesa austera; adesso che non abbiamo idea di quante volte raccoglieremo luci e stralci di città lontane, prima di sederci ad una finestra e pensare: "sono a casa"; ora auguro a noi due una cosa soltanto: possano le nostre finestre affacciarsi sul mondo più vicino possibile a quello che desideriamo.

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